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domenica 6 luglio 2008

La Sinistra storica: cosa ne rimane oggi nella politica attuale?

La Sinistra storica è il periodo italiano in cui nasce il fenomeno politico del trasformismo che caratterizzò la politica di Agostino Depretis, e consisteva in un cambiamento di schieramento dei politici, ossia esponenti dell’opposizione si trasformano in sostenitori del governo e quindi dello schieramento avverso. In tale modo si attua in concreto una maggioranza di centro, applicata di proposito per arginare le forze estreme dal governo, e la nuova riforma elettorale del 1882 aveva premiato ciò con l’allargamento del suffragio elettorale, che però vide l’entrata di uomini che si rifanno alle idee estreme partecipare attivamente alla politica. Allora Depretis propose a Minghetti un accordo politico che è alla base del trasformismo. (Bluntschli, uno studioso svizzero effettuerà varie ricerche sulla dottrina dello stato e darà spiegazioni sul fenomeno del trasformismo).

Emergono 4 partiti naturali: reazionario, conservatore, liberale e radicale.

Quando si rafforzano i due partiti estremi la gestione della società deve esser tenuta dai i due partiti intermedi, i partiti di centro, ossia i conservatori e i liberali che devono fare blocco contro gli estremisti. Il trasformismo è appunto un blocco di centro ed è legato alla sinistra storica, ma si proseguirà con tale metodo anche nell’età giolittiana, la quale sarà caratterizzata da una maggioranza di blocco centrale (e nel dopo guerra con l’avvento della Democrazia Cristiana). Il trasformismo conclude un’epoca storica, viene meno la distinzione tra destra e sinistra storica, si pone fine ad un’epoca di bipolarismo.

La politica estera ed economica della Sinistra storica si differenzia da quella della destra. Questa ultima aveva avuto una politica economica liberista con il libero scambio, il pareggio del bilancio, una fiscalità pesante perché gli esponenti erano convinti liberali e quindi seguaci del modello anglo-sassone. Anche la sinistra storica però inizialmente fu fedele ai principi liberisti. Ciò che comporta una svolta fu un evento esterno al paese. Nel 1873 si ha una grande crisi economica determinata dalle invasioni dei prodotti americani nei mercati europei, e ciò comporta un crollo dei prezzi, creando problemi per l’agricoltura e l’industria. I governi in genere puntano a difendere l’economia nazionale difendendola dalla concorrenza del mercato estero adottando una politica protezionistica. Il protezionismo consiste in una riduzione ma non alienamento del commercio con l’estero con l’introduzione di tasse che rendono molto più oneroso importare dall’estero. In seguito alla crisi economica dunque si iniziano a varare misure protezionistiche. Nel 1877 si ha una legge che segue il passaggio al protezionismo, determinando problemi con la Francia. Viene abbandonato il pareggio del bilancio perché subentrano nuove spese da affrontare. Lo stato inizia a spendere di più e tali spese comportano un deficit nel bilancio. Il ministro Sella adottò una politica fiscale nella destra storica, ora invece nella sinistra storica nasce la cosiddetta finanza allegra di Mariani nel governo Depretis, caratterizzata da una gestione flessibile.

Lo stato punta agli armamenti per costruirsi un impero, quindi si punta al colonialismo per giungere e concorrere contro gli altri stati ad una politica espansionistica per ottenere un “posto al sole”.

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