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venerdì 20 gennaio 2012

L'amministrazione spagnola nel Sudamerica


La resistenza dei nativi ritardò la conquista e la colonizzazione delle pianure boliviane. Gli spagnoli fondarono la città di Santa Cruz de la Sierra nel 1561, ma il Chaco rimase una violenta frontiera tra le forze coloniali. Nel Chaco, gli Indios, soprattutto i Chiriguano, riuscirono a mantenere un diretto controllo degli spagnoli.

L’amministrazione spagnola è caratterizzata dall’alternarsi di diversi viceré e dalla divisione in zone. L'Alto Perù (o Charcas) fu governato dal Viceré di Lima. I governanti locali venivano dall'Audencia de Carcas situata a Chiquisaca (La Plata, l'attuale Sucre). Le miniere d'argento producevano una parte importante delle ricchezze dell'Impero Spagnolo e Potosí, città nei pressi della famosa miniera di Cerro Rico (montagna ricca), fu la città più grande dell'emisfero occidentale.

La longevità dell'Impero Spagnolo nell'America del sud può essere spiegata anche dal successo dell'amministrazione delle colonie. La Spagna era interessata nel controllo dei conquistatori che si sentivano maggiormente indipendenti, ma l'obiettivo principale divenne presto il mantenimento del flusso delle entrate alla Corona e la raccolta di beni e forza lavoro dalle popolazioni native. Per questo, gli spagnoli crearono un'elaborata burocrazia nel Nuovo Mondo nel quale varie istituzioni avevano il compito di vigilare sulle altre e gli ufficiali locali avevano una considerevole autonomia.


la conquista dell'impero Inca


Francisco Pizarro, Diego de Almagro e Hernando de Luque portarono gli spagnoli a conquistare l'Impero Inca. Inizialmente navigarono verso sud nel 1524 lungo il Pacifico da Panama alla ricerca dell'esistenza della leggendaria terra dell'oro chiamata Biru, che in seguito divenne Perù.

Data la rapidità nella sottomissione completa dell'Impero Inca, la conquista fu molto facile. Dopo la morte dell'Inca Huayna Cápac nel 1527, i suoi figli Huascar e Atahualpa combatterono per la successione. Il secondo vinse la battaglia, ma, prima ancora di consolidare il proprio potere, gli Spagnoli, guidati dal conquistador Francisco Pizarro arrivarono nel 1532. Atahualpa non cercò inizialmente di fermarli probabilmente in quanto non credeva nella possibilità che potessero conquistare il Tawantinsuyu. Atahualpa e i suoi uomini furono sconfitti nella battaglia di Cajamarca (Perù) il 16 novembre 1532 e Atahualpa, nonostante la richiesta di un ricchissimo riscatto, venne giustiziato a Cusco, che era stata fino ad allora, la capitale dell'Impero Inca.

A seguito della veloce vittoria di Pizarro, i nativi iniziarono a ribellarsi e continuarono periodicamente durante il perido coloniale. Nel 1537 Manco Inca, che gli spagnoli appoggiarono in quanto molto giovane, si ribellò contro i nuovi governanti e ripristinò un nuovo stato Inca nei pressi di Vilcabamba che sopravvisse fino alla cattura ed esecuzione di Túpac Amaru nel 1572. Le ultime rivolte tra le montagne della Bolivia furono organizzate dagli anziani della comunità e rimasero di dimensione locale. L'unica eccezione fu la rivolta di Túpac Amaru II nel XVIII secolo.

Durante le due prime decadi di governo spagnolo, l'Alto Perù (o Charcas) - come conosciuta all'epoca il territorio montagnoso boliviano - fu terreno di una guerra civile tra le forze di Pizarro e quelle di Almagro. Il nord era sotto il controllo di Pizarro e il sud sotto quello di Almagro. I combattimenti cessarono nel 1537, anno nel quale Almagro conquistò Cusco e represse la rivolta di Manco Inca. Pizarro sconfisse ed uccise Almagro nel 1538, ma venne lui stesso assassinato tre anni dopo dagli uomini di Almagro. Il fratello di Francisco Pizarro, Gonzalo Pizarro, assunse il controllo dell'Alto Perù, ma presto venne coinvolto in una ribellione contro i Reali Spagnoli. Solo con l'esecuzione di Gonzalo Pizarro nel 1548 la Spagna ricostituì la propria autorità e fece fondare la città di La Paz che presto divenne un importante centro commerciale e di trasporto.


mercoledì 18 gennaio 2012

DALLE ORIGINI ALLA COLONIZZAZIONE SPAGNOLA


La parte del continente americano in cui si trova il territorio boliviano è abitata dall’uomo da 15.000-20.000 anni. Nelle regioni andine dell'attuale Bolivia fiorirono numerose culture di cui la più importante è forse la cultura Tiwanaku, che si sviluppò tra il II secolo a.C. el il XIII secolo nella parte meridionale del Lago Titicaca. Molto più recente il dominio Inca, che data il XV secolo. L'impero del Tawantinsuyu venne sottomesso dalla conquista spagnola di Francisco Pizarro anche grazie alle lotte intestine per il potere.

La Bolivia non è però solo un Paese andino. I due terzi del suo territorio sono bassipiani tropicali. In queste regioni, da epoca anteriori alla cultura Tiwanaku, si svilupparono complesse organizzazioni umane che crearono e controllarono estese opere di ingegneria idraulica, nelle savane e foreste dell'attuale regione del Beni. La cultura delle Lomas di Moxos e Baures permise per quasi 3.000 anni l'esistenza di una densa popolazione che riuscì a convivere con le periodiche inondazioni di imponenti affluenti del Rio delle Amazzoni, come il Mamoré, Beni e Iténez.

Ritengo non necessario - ma comunque parte importante della storia boliviana - di trattare minuziosamente tale periodo storico ai fini della mia dissertazione, dandone quindi solo questo breve accenno.

Dopo tale breve introduzione è necessario invece trattare la storia della Bolivia coloniale, con il quale termine mi riferisco al periodo in cui il territorio appartenente all'attuale Bolivia era sotto la diretta dominazione spagnola.

Francisco Pizarro, Diego de Almagro e Hernando de Luque portarono gli spagnoli a conquistare l'Impero Inca. Inizialmente navigarono verso sud nel 1524 lungo il Pacifico da Panama alla ricerca dell'esistenza della leggendaria terra dell'oro chiamata Biru, che in seguito divenne Perù.

Data la rapidità nella sottomissione completa dell'Impero Inca, la conquista fu molto facile. Dopo la morte dell'Inca Huayna Cápac nel 1527, i suoi figli Huascar e Atahualpa combatterono per la successione. Il secondo vinse la battaglia, ma, prima ancora di consolidare il proprio potere, gli Spagnoli, guidati dal conquistador Francisco Pizarro arrivarono nel 1532. Atahualpa non cercò inizialmente di fermarli probabilmente in quanto non credeva nella possibilità che potessero conquistare il Tawantinsuyu. Atahualpa e i suoi uomini furono sconfitti nella battaglia di Cajamarca (Perù) il 16 novembre 1532 e Atahualpa, nonostante la richiesta di un ricchissimo riscatto, venne giustiziato a Cusco, che era stata fino ad allora, la capitale dell'Impero Inca.

A seguito della veloce vittoria di Pizarro, i nativi iniziarono a ribellarsi e continuarono periodicamente durante il perido coloniale. Nel 1537 Manco Inca, che gli spagnoli appoggiarono in quanto molto giovane, si ribellò contro i nuovi governanti e ripristinò un nuovo stato Inca nei pressi di Vilcabamba che sopravvisse fino alla cattura ed esecuzione di Túpac Amaru nel 1572. Le ultime rivolte tra le montagne della Bolivia furono organizzate dagli anziani della comunità e rimasero di dimensione locale. L'unica eccezione fu la rivolta di Túpac Amaru II nel XVIII secolo.

Durante le due prime decadi di governo spagnolo, l'Alto Perù (o Charcas) - come conosciuta all'epoca il territorio montagnoso boliviano - fu terreno di una guerra civile tra le forze di Pizarro e quelle di Almagro. Il nord era sotto il controllo di Pizarro e il sud sotto quello di Almagro. I combattimenti cessarono nel 1537, anno nel quale Almagro conquistò Cusco e represse la rivolta di Manco Inca. Pizarro sconfisse ed uccise Almagro nel 1538, ma venne lui stesso assassinato tre anni dopo dagli uomini di Almagro. Il fratello di Francisco Pizarro, Gonzalo Pizarro, assunse il controllo dell'Alto Perù, ma presto venne coinvolto in una ribellione contro i Reali Spagnoli. Solo con l'esecuzione di Gonzalo Pizarro nel 1548 la Spagna ricostituì la propria autorità e fece fondare la città di La Paz che presto divenne un importante centro commerciale e di trasporto.

La resistenza dei nativi ritardò la conquista e la colonizzazione delle pianure boliviane. Gli spagnoli fondarono la città di Santa Cruz de la Sierra nel 1561, ma il Chaco rimase una violenta frontiera tra le forze coloniali. Nel Chaco, gli Indios, soprattutto i Chiriguano, riuscirono a mantenere un diretto controllo degli spagnoli.

L'America Latina


Il Sudamerica rappresenta un territorio particolare per quanto riguarda la sua evoluzione storica e costituzionale, potendolo considerare come un occidente “a metà”. Esso non ha avuto al contrario del Vecchio Continente, un medioevo, un periodo che gli ha permesso di ottenere quelle conquiste e quei processi che hanno permesso di creare una scuola giuridica, un pensiero sociale e una idea di civiltà.

Sul piano storico si ha una impostazione formale del sistema occidentale senza mai aver vissuto il periodo in cui si possono ritrovare tali radici. L’impostazione europea del Sudamerica ha alle spalle una situazione sociale radicalmente diversa e vi è un vero e proprio problema di corrispondenza mancata o inefficacia perché è mancato quel lungo periodo del medioevo che ha invece permesso all’Europa di creare un territorio omogeneizzato nel diritto, nella società e nella cultura giuridica.

Il Sudamerica è un Occidente senza Medioevo in cui è mancata la secolarizzazione che sarebbe stata invece necessaria per creare quelle basi dello stato sociale di diritto che caratterizza il sistema occidentale.

La cultura costituzionale in America latina è il frutto di elite intellettuali europee e non è quindi un fenomeno diffuso nella società. Non è un processo espressivo di una classe sociale, manca proprio il movimento di massa popolare, non vi è un blocco sociale di sussistenza alla base. Non è quindi un fenomeno di massa ma in prevalenza è intellettuale e culturale.

Il popolo non viene preso in considerazione e non è chiamato a partecipare alla politica attiva e alla cultura giuridica dello stato. Solo questo già permette di percepire una certa mancanza di democraticità effettiva in tale territorio.

Si tratta dunque di un costituzionalismo laico che rappresenta un Occidente a metà sul piano storico, in cui sono inserite le impostazioni e i parametri occidentali europei senza averli vissuti. L’Europa ha alle spalle una situazione sociale e culturale costruita nel tempo prima di giungere alla creazione di stati nazionali indipendenti, quello che manca al Sudamerica. Le forme di stato hanno una struttura istituzionale del tutto diversa, non si tratta esclusivamente di un problema di corrispondenza mancata o di inefficacia ma di una vera e propria diversa declinazione temporale e storica. E’ mancato il lungo periodo del Medioevo, il Sudamerica non ha vissuto questo periodo di fondamentale importanza per creare quella base sociale e quella coesione politica, vi è la mancanza di questa importante parte della Storia.

Non vi è stata una secolarizzazione come è avvenuto nel Vecchio Continente e questo ha pesato molto sulla creazione di forme di stato e di istituzioni che se pur formalmente sono simili a quelle europee, sono radicalmente diverse nella sostanza perché quella coesione e quella unità non è presente per sentire tali forme istituzionali come vere conquiste democratiche.

Le costituzioni in America Latina non hanno mai rappresentato fenomeni sociali e vi è una frattura netta tra società e costituzioni. Non vi sono movimenti di massa e nemmeno partiti politici vera espressione del volere popolare, non vi è nessun legame con la società.

Il sistema è basato su un modello americano tuttavia privo di qualsiasi consenso popolare.

La Bolivia: uno Stato dell'America meridionale


La Bolivia è uno Stato dell'America meridionale, situato nel centro del subcontinente, senza sbocchi al mare .. La sua superficie è di 1.098.581 km² Secondo il censimento svolto nel 2001, contava 8.274.325 abitanti, mentre, secondo stime più recenti (2005), la popolazione avrebbe raggiunto quota 8.857.870 unità. In base alla nuova costituzione del Paese, adottata il 25 gennaio del 2009, la capitale è unicamente Sucre, mentre precedentemente oltre alla capitale costituzionale, sempre Sucre, era riconosciuta come capitale amministrativa, La Paz, dove ha tutt'ora sede il Governo. La città più popolata è Santa Cruz de la Sierra, con circa 1,5 milioni di abitanti. Confina a nord e ad est con il Brasile, a sud con Argentina e Paraguay e ad ovest Perù e Cile.

La Bolivia è sicuramente uno dei paesi sudamericani che ha vissuto un periodo rivoluzionario molto intenso, fino ad arrivare alla creazione di un sistema statale che sostanzialmente ha ottenuto qualche vittoria democratica.

Il Sudamerica rappresenta un territorio particolare per quanto riguarda la sua evoluzione storica e costituzionale, potendolo considerare come un occidente “a metà”. Esso non ha avuto al contrario del Vecchio Continente, un medioevo, un periodo che gli ha permesso di ottenere quelle conquiste e quei processi che hanno permesso di creare una scuola giuridica, un pensiero sociale e una idea di civiltà.

sabato 14 gennaio 2012

Diritti e principi fondamentali riconosciuti solo formalmente: Bolivia


La Costituzione vigente nella Repubblica di Bolivia, promulgata il 3 febbraio 1967, rappresenta una sostanziale revisione dei testi costituzionali precedenti e l’introduzione di nuovi istituti per il rinnovamento e il progresso del paese.
Questo testo ha sofferto il paradosso di restare vigente per un lungo periodo di tempo durante governi de facto i quali lo ignorarono o lo rispettarono in maniera solo parziale fino al ristabilimento della democrazia nel 1982. A partire da tale momento la Costituzione è stata rispettata con il massimo rigore ed è servita per lo sviluppo di una vera pratica democratica che, anche se imperfetta, si è dimostrata la più ampia ed universale mai praticata fino ad allora.

Il 12 agosto 1994 fu promulgata la riforma che modifica principalmente l’organizzazione dei tre poteri, istituisce il tribunale costituzionale, il consiglio della magistratura e il difensore del popolo, modifica il pubblico ministero, il regime municipale., il regime della polizia nazionale e il voto.

Il testo costituzionale è composto da 235 articoli, divisi in un titolo preliminare e altre quattro parti, più 5 articoli di disposizioni transitorie.
Nel titolo preliminare sono descritte le Disposizioni generali sancendo dall’articolo 1 all’articolo 4 che la Bolivia ha una forma di governo repubblicano unitario democratico e rappresentativo; il popolo multietnico è titolare della sovranità che viene esercitata per mezzo dei suoi rappresentanti attraverso i tre Poteri, indipendenti l’uno dall’altro e chiunque si attribuisce la sovranità del popolo commette il reato di sedizione; lo stato boliviano, pur garantendo l’esercizio dei vari culti, riconosce una posizione preminente alla religione della Chiesa Cattolica Romana con la quale mantiene relazioni disciplinate dal concordato.

Da quello che si evince concretamente dalle prime disposizioni del testo costituzionale, sembrerebbe che la Bolivia sia uno stato del tutto liberato da ogni tipo di madrepatria e da ogni oligarchia, senza nessun vincolo formale ad un autoritarismo caratterizzante. In realtà – e questo la storia lo ha dimostrato – non è esattamente cosi perché purtroppo troppo spesso il territorio boliviano è stato vittima di dittature militari e il popolo non ha quella sovranità pura che emerge dalla Costituzione . Si tratta sostanzialmente di un processo che parte dall’alto e non dal basso, e questo deficit democratico si fa sentire enormemente nella società che ancora oggi è divisa in strati sociali. Tuttavia questi principi rappresentano una piccola conquista democratica per il popolo al quale almeno formalmente vengono riconosciuti i diritti fondamentali.

Punto importante nel territorio latinoamericano è anche la religione ed il fattore linguistico, frutto della colonizzazione spagnola , che hanno permesso di inserire in tale contesto gli elementi caratterizzanti del loro territorio creando un “nuovo occidente”.

La prima parte della Costituzione, che comprende dall’articolo 5 all’articolo 45, tratta della persona come membro dello stato e si divide in diritti e doveri fondamentali della persona, garanzie della persona, nazionalità e cittadinanza e pubblici funzionari.

Tutti gli esseri umani senza distinzioni godono di personalità e capacità giuridica, lo stato quindi protegge la libertà e la dignità della persona che non può essere ridotta in stato di servitù o obbligata a lavorare senza consenso e giusta retribuzione. Ogni persona quindi è titolare di diritti fondamentali come il diritto alla vita, alla salute e alla sicurezza, ad esprimersi liberamente, a riunirsi per fini leciti, a lavorare e percepire una giusta remunerazione, a ricevere l’istruzione, ad insegnare, a muoversi liberamente sul territorio nazionale, alla proprietà privata, ad una esistenza dignitosa, alla sicurezza sociale. Tutte le persone hanno il dovere di rispettare il testo costituzionale, lavorare, sostenere i servizi pubblici in base alle proprie capacità economiche, assistere e crescere i propri figli e soccorrere i propri genitori in caso di necessità, difendere il Paese, cooperare con lo Stato alla sicurezza sociale, garantire e proteggere gli interessi della comunità.

I diritti e i doveri della persona sono sanciti minuziosamente nella Costituzione e questo, almeno formalmente, rappresenta una conquista democratica per il territorio boliviano uscendo da un secolo di dominio straniero e oligarchico.

La verità è il pensare storico di un argomento in un determinato momento o contesto storico e non esiste un evento perfettamente uguale ad un altro. Le teorie hanno un valore esplicativo mentre le leggi invece hanno un valore normativo e quindi replicabile. La teoria è difficile da esser smentita in quanto cerca di spiegare un fattore. Il diritto è una scienza sociale ed in quanto tale si propone teorie interpretative per analizzare un determinato periodo storico o testo giuridico . Per questo è difficile collocare e definire in modo univoco un testo costituzionale nei territori dell’America Latina perché nonostante la stesura formalmente democratica e simile alle costituzioni del Vecchio continente, nella sostanza sociale vi sono molte differenze e troppe volte tali principi e diritti vengono svuotati del tutto con colpi di stato o dittature militari.

Diventa quindi difficile definire tale testo come una costituzione vera e propria in quanto manca il consenso popolare e la coesione politica che è l’essenza stessa di ogni Carta fondamentale.

Una situazione simile la troviamo nel 1919 con la Costituzione di Weimar, la quale, pur rappresentando quella conquista democratica tanto auspicata come reazione all’autoritarismo ottocentesco, altro non è stata se non un mero elenco di principi e diritti fondamentali che non hanno avuto una applicazione concreta.
Viene comunemente accettato che la costituzione del 1919 avesse una serie di debolezze fondamentali, e proprio queste resero l'instaurazione di una dittatura troppo facile. Ritenere che una costituzione differente avrebbe potuto evitare la nascita del Terzo Reich è un’ ipotesi che non potremmo mai fare. Rimane il fatto che l’apparato istituzionale riuscì comunque a resistere e a sconfiggere numerosi tentativi di putsch e la Repubblica si è quindi dimostrata solida in situazioni di emergenza e di disordine sociale. Tuttavia è stata debole e vulnerabile nell’ordinaria amministrazione e nella politica interna, gli elementi più importanti per il buon funzionamento di un apparato statale.

I partiti non riuscirono ad applicare la logica democratica dell’accordo e del compromesso, perché erano bloccati in una esasperata struttura ideologica. Per questo forse la Repubblica di Weimar è stata definita “la repubblica senza i repubblicani”. Fu promulgata una costituzione repubblicana quando proprio la base dello stato tedesco era contro questa forma istituzionale. Fu instaurata dall’alto senza fondamentalmente un consenso popolare, in quanto nessun referendum fu indetto.
Chiaramente cambiano gli scenari di fondo, i punti di partenza e l’evoluzione della società. Ma il risultato è simile in quanto il popolo non è stato coinvolto, le decisioni sono state prese da élite senza prendere in considerazione i bisogni e le necessità dei cittadini, tenendoli fuori da qualsiasi decisione fondamentale per il bene dello stato.

Il secondo titolo fissa le regole ed i procedimenti con i quali può essere ristretta la libertà personale e salvaguardata l’integrità fisica da abusi e da qualsiasi forma di violenza fisica e morale da parte di pubblici funzionari. La Costituzione prevede per coloro che si ritengono lesi nei diritti e nelle garanzie della persona – non rientranti nei casi di habeas corpus – il ricorso all’azione di amparo, che può essere inoltrata all’autorità giudiziaria locale anche per interposta persona o di ufficio dal Pubblico Ministero.

Il Terzo titolo della prima parte riguarda la nazionalità, che è l’appartenenza al territorio della Repubblica di Bolivia. La nazionalità per naturalizzazione si può acquisire per averne dichiarato l’espressa volontà dopo aver risieduto nel paese per due anni. La cittadinanza è la capacità politica che acquisisce un boliviano al compimento del diciottesimo anno di età e consiste nell’essere elettore attivo e passivo per l’esercizio dei poteri e delle funzioni pubbliche. Essa viene sospesa quando si milita in un esercito nemico in tempo di guerra o per una sentenza di condanna detentiva per appropriazione di fondi pubblici o per il fatto di esercitare funzioni per un governo straniero senza autorizzazione del Senato.
L’ultimo titolo della prima parte invece riguarda le regole stabilite per i funzionari pubblici.

Formalmente quindi i principi e i diritti fondamentali sono stati inseriti nel testo fondamentale dello stato boliviano e questo rappresenta ad ogni modo una vera conquista per il cittadino. Molto però ancora rimane da fare per l’applicazione concreta di tali norme, che troppo spesso dal 1967 ad oggi sono state svuotate del tutto dai loro contenuti.

La funzione della Giustizia Penale


La giustizia penale è fatta di persone in carne ed ossa, imputati e ciò che sta intorno ad essi(famiglie, ecc). Bisogna capire cos'è la giustizia.
Zagrebesky (ex presidente Corte Cost) dice che nelle facoltà di diritto si studia cos'è il diritto ma non si studia cos'è la giustizia.

Quello di giustizia non è un concetto univoco: ognuno anke storicamente ha un senso di giustizia. L'esperienza storica ci dice che il concetto di giustizia non è univoco.

C'è la giustizia dei cattolici, degli islamici..ognuno si crede portatore del senso della giustizia. Per es gli americani nell'esperienza del Vietnam pensavano di essere nel giusto compiendo massacri in nome di un'idea. Come in tal caso, la lotta x la giustizia ha dei risvolti terribili.
Nemmeno la filosofia dà un'idea di giustizia univoca, fa speculazioni astratte ma non dà un senso di giustizia.

Sicuramente vi è un concetto di giustizia popolare. Cosa significa “bisogna fare giustizia”?nell'idea popolare volere giustizia spesso equivale a volere vendetta: è umano se si guarda alla dimensione umana della persona. L'idea insita in ognuno di noi è quella di vendetta o rimedio dei torti, perciò quest'idea di giustizia non funziona. Per es, come si può rimediare al male commesso da uno stupro o ai mali della storia come l'olocausto?

Quella della riparazione-retribuzione è un'idea che non funziona o meglio che funziona solo col diritto penale finanziario: dove c'è un danno economico lo si ristora.
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