Storia delle azioni positive, (in inglese affermative actions): sono delle politiche a vario livello, sia governativo (negli USA anche dei singoli stati) sia e soprattutto delle singole organizzazioni (come università, scuole mediche) che apprestano delle politiche per riequilibrare ad esempio il numero degli studenti di colore, di origine ispanica e di quelli nativi americani (cioè degli indiani d’America). Queste 3 categorie erano quelle originariamente prese in considerazione dalla maggior parte di queste politiche. Oggi le minoranze etniche all’interno degli Stati Uniti che godono di queste azioni positive sono in realtà centinaia. Quindi già un po’ entra in crisi la nozione di azione positiva che di per sé ha molti oppositori. Questo è un tipico terreno di confine tra economia, diritto e storia, quindi bisogna giuridicizzarlo quanto più possibile.
Ad esempio ci sono sentenze della Corte Suprema degli USA, che dovrebbe chiarirci le idee ma che non lo fa, perché ci sono certi principi che non sono molto chiari.
Perché si arriva all’idea delle azioni positive?
Innanzitutto qui si può fare un discorso più generale di diritto pubblico comparato: è soprattutto dopo il secondo conflitto mondiale che l’idea di eguaglianza sostanziale e cioè l’idea di favorire i gruppi e le persone svantaggiate da un punto di vista economico, personale ecc ecc comincia ad avere importanza.
L’ uguaglianza precedente era quella appunto dell’uniformità, la concezione paritaria, uniformante, quindi lo Stato non deve intervenire, un tipo di libertà negativa. Il principio di uguaglianza all’inizio si traduce con la particella “non”, perché è qualcosa che lo stato NON deve fare:
(NON intromettersi nella proprietà, NON intromettersi nel diritto di espressione, NON intromettersi nella sfera individuale).
E’ lo stato liberale, il primo tipo di stato costituzionale in cui c’ è una libertà che lo stato deve rispettare. Queste libertà negative però, in un’evoluzione dello stato costituzionale che diventa stato sociale, cambiano: quindi non è più contro lo stato, ma per mezzo dello stato e insieme allo stato. (Questi sono i passaggi dello stato postmoderno).
Le libertà e l’uguaglianza non sono più viste come qualcosa di negativo, ma qualcosa per cui ci si aspetta dallo stato una prestazione. Le azioni positive sono delle prestazioni che lo stato prevede o eroga: azioni positive per l’imprenditoria femminile, per l’imprenditoria agricola giovanile, delle misure di finanziamento.
Negli USA, tali politiche, negli anni ’60 e ’70 si espandono dopo la politica e la presidenza di J.F. Kennedy.
Già precedentemente però, con il Presidente Roosvelt, si era accennato al superamento delle politiche razziste, di segregazione razziale che c’erano state, ma è soprattutto con Kennedy e con i movimenti neri organizzati, come quello di Martin Luter King, che vengono emanate una serie di leggi: prima quelle che stabiliscono la completa uguaglianza e l’integrazione fra i cittadini e poi le azioni positive che si basano su queste legislazioni.
La storia degli USA coincide anche con la storia della schiavitù, sappiamo che è stata anche un po’ colpa degli Europei, la tratta era fatta fondamentalmente anche con l’aiuto di società e schiavisti europei. Il porto di Bordeaux, in Francia, infatti, era tipico perché da lì partivano navi di schiavi africani, poi portati in Francia e da lì schiavizzati in America e anche nei territori francesi e spagnoli.
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