Ricerca personalizzata
Ricerca personalizzata
Visualizzazione post con etichetta storia contemporanea. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta storia contemporanea. Mostra tutti i post

giovedì 5 novembre 2009

Un sergente nella Grande Guerra


Soldato di prima categoria nel 1894. Nato a Ugento in provincia di Lecce, nel basso Salento, l’11 settembre 1894, fu Felice e morto nel 1942 a causa di una polmonite, dopo aver fatto la guerra d’Africa in qualità di sergente. Nel 1915 raggiunge il 92° reggimento di fanteria ed è trattenuto alle armi per mobilitazioni in territorio dichiarato in stato di guerra, indetto caporale. Nella grande guerra ha combattuto in prevalenza nel settore del Cadore della IV armata ed è sopravvissuto al periodo di Caporetto quando la Quarta armata si è ritirata nel novembre del '17 sul Grappa dove qui ha continuato a combattere col titolo di "armata del grappa" al comando dell’Ex Bersagliere Gen, Giardino. E'stato caporale indetto, poi promosso caporal maggiore ed infine sergente indetto per meriti di guerra. Ha ottenuto la croce di merito al valore militare e la croce al merito di guerra per aver servito fedelmente la patria fino alla Vittoria ottenuta nel 1918. Congedato dopo la Grande Guerra, negli anni successivi è stato spesso chiamato per esercitazioni, manifestazioni e parate in quanto esperto nel campo ed in qualità di sergente nel 1936, a 42 anni, ha partecipato alla guerra d’Africa sbarcando a Massaua. Tre anni dopo è tornato in patria ed è stato smobilitato il 2 aprile 1939. Nel 1942 si spegne nella sua casa di residenza a Ugento, a soli 48 anni, a causa di una polmonite dovuta probabilmente alle ferite riportate nella Grande Guerra e nella campagna in Eritrea e ai lunghi soggiorni in trincea, lasciando una moglie e sette figli. Il primogenito, seguendo le orme del padre, nel 1942 a sua volta si trova a servire la patria nella campagna di Albania in qualità di caporale maggiore del 48° reggimento fanteria, partito nel gennaio del 1941, mentre gli altri 6 rimangono con la madre, e la più piccola, nata proprio nel 1942, non lo conoscerà mai. Da sempre una persona valorosa a livello morale e sociale, ha servito con devozione la patria e ha dimostrato sempre rispetto per la divisa che ha indossato, combattendo dure battaglie e trincee riuscendo a sopravvivere alla disfatta di Caporetto, per portare il Regio Esercito alla Vittoria. Autorizzato a fregiarsi: del Distintivo istituito con R.D. n° 641 del 21 Maggio 1916, della Medaglia commemorativa nazionale della Guerra 1915-1918 istituita con R.D. n° 1241 del 29 Luglio 1920 ed ad apporre sul nastro della medaglia le fascette corrispondenti agli anni di campagna 1917 e 1918.

Questo è il profilo del mio bisnonno, un eroe della Grande Guerra, una persona che ha servito la Patria quando ancora meritava di essere chiamata tale, quando l'onore contava più di tutto e l'orgoglio e la dignità erano valori puri.
Onore ai Caduti e ai combattenti della Grande Guerra che hanno servito la Patria fino alla vittoria del 4 Novembre 1918, con fedeltà, onore e coraggio.
Sono fiero e orgoglioso di essere il nipote di un sergente del 92mo Reggimento Fanteria, riuscito a sopravvivere alla disfatta di Caporetto con la 4a armata del Generale Giardino, fino ad ottenere la Vittoria dopo aver combattuto duramente sul Grappa.
Buon anniversario nonno.

mercoledì 27 agosto 2008

Il rapporto di Giolitti con i socialisti

Il bisogno di un appoggio da parte delle forze socialiste nacque dalla consapevolezza di un indebolimento dei partiti di origine risorgimentale.
Seppure i liberali avessero la maggioranza, il partito era comunque diviso in piccoli gruppi in lotta tra loro; deboli erano anche i radicali (libero professionisti e intellettuali) e i repubblicani.

Giolitti cercò il consenso dei socialisti facendo propri alcuni punti del programma minimalista, quali la libertà di parola, di stampa, di riunione e il riconoscimento dei sindacati.

Tuttavia, il proposito di fare del PSI un partito collaborazionista si scontrava con l’esistenza, al suo interno, dell’ala minimalista e di quella massimalista, con il rischio di una scissione. Conseguente fu quindi il rifiuto di Turati a entrare a far parte del governo.
Turati, del resto, aveva evitato la scissione proprio nel Congresso Socialista del 1900, in cui aveva sostenuto che il programma minimo, simile quello giolittiano, doveva essere visto come primo passo verso il raggiungimento di quello massimo.

Proprio sul fronte socialista, Turati aveva però dovuto anche scontrarsi con i sindacalisti rivoluzionari, che avversavano un sistema liberale-parlamentare e che vedevano nello sciopero generale l’unico sbocco rivoluzionario possibile.
Tuttavia, Turati condivideva con gli esponenti della destra riformista (Bonomi e Bissolati) una prospettiva riformista e non rivoluzionaria, secondo cui era necessario puntare sul suffragio universale per trasformare il parlamento nel rappresentante del popolo, più che in un organo della borghesia.

Il primo esperimento di sciopero generale, voluto dai sindacalisti rivoluzionari, si ebbe nel 1904: Giolitti attuò la sua politica di non intervento e, dopo aver sciolto il parlamento, indisse nuove elezioni.
Tale modo di agire si presentò come un successo per Giolitti, dal momento che la sinistra parlamentare s’indebolì, nel PSI si rafforzarono i riformisti e molti cattolici votarono candidati liberali non anticlericali.

domenica 24 agosto 2008

Lo scudo crociato: ministoria di un partito che ha diviso, svuotato, creato e aggregato tutte le classi sociali dello stato Italiano

Destra DC: Fautori della continuità col prefascismo e coi principi autoritari basati sul trinomio Dio, Patria, Famiglia. Spera inizialmente nella soluzione autoritaria del re ma, caduta questa, accetta la trasformazione democratica e la nuova società basata sull’egemonia cattolica, guida degli italiani.

Centro DC
: Stretto intorno a De Gasperi, è il ventre molle del partito, quello che guida la DC. Antifascista e democratico, vede nei partiti la realizzazione della democrazia. Netta è la volontà di rottura col passato fascista, e prontamente raccoglie la sfida democratica lanciata dai partiti marxisti che stanno allargando il loro consenso.


Sinistra DC: Cristiano-sociali e sindacalisti cattolici, condividono l’impostazione di fondo di De Gasperi ( coi quali si alleano) ma sono diverse le premesse culturali. La fede religiosa non innalza barricate. Osteggiano quindi l’autoritarismo sostenuto dalla destra, il processo di ascesa delle masse, che provengono da situazioni sociali di ingiustizia, miseria, ignoranza, non può essere frenato. E’ giusto che i cattolici si confrontino apertamente con le sinistre marxiste su questo aspetto.

Alleanza Centro-Sinistra DC
, in nome della rottura col fascismo.
Partito pigliatutto (Catch-All Party), connaturato interclassismo, denota l’assenza di un vero partito borghese di massa.
Ricerca l’unità politica di tutti i cattolici. La Dc E’ il Partito Cattolico,mentre il PPI era un partito di cattolici.
A questo progetto però è necessaria la macchina della Chiesa, che fornisce l’imprimatur alla DC che è preclusivo alla formazione di altri partiti cattolici.

Un giudizio sulla seconda guerra mondiale dalla parte sovietica

E’ pur vero che la storia la scrivono sempre i vincitori, però è tuttavia necessario avere un giudizio storico proprio da parte di chi esce vincitore di una guerra o di una battaglia per poter capire fino in fondo che significato abbia tale evento. Oggi nel 2008 purtroppo lo spettro della seconda guerra mondiale è tornato all’ordine del giorno, e questa volta ci troviamo al preludio della futura guerra del petrolio. Forse non si combatterà con le armi, forse il popolo non scenderà in campo, tuttavia ci sarà comunque sempre qualcuno che vincerà e qualcun altro che perderà. Perché la politica è fatta cosi.

Ecco quindi una breve riflessione dalla parte sovietica su quello che è accaduto in Europa dal 1939 al 1945.
• Molti storici sovietici, anche nel periodo della stagnazione, attribuivano la scarsa preparazione dell’Urss, per una guerra contro la Germania nazista, al fatto ch’essa non ebbe tempo sufficiente per riorganizzare e riarmare l’Armata Rossa: il che spiegherebbe -a loro giudizio- le sue sconfitte durante le prime tappe della guerra. Oggi invece gli storici sono del parere che l’Urss avesse sin dall’inizio capacità adeguate a respingere l’aggressore, in quanto i carri armati e i corpi corazzati non avevano nulla da invidiare a quelli tedeschi. Furono anzi proprio i sovietici a saggiare per primi le possibilità, teorico-pratiche, dei ponte-aerei, dei missili e dei razzi.

• Il fatto è purtroppo che il genio di esperti militari come M. Tukhachevsky e V. Triandafillov, o di esperti scienziati come S. Korolev e V. Glushko, non venne capito, e sino al punto che essi stessi furono considerati dei sabotatori e dei “nemici del popolo”. E così, in luogo della produzione e dell’uso massiccio dei carri armati e dei corpi corazzati, si preferì rilanciare i mezzi e i metodi con cui si era vinta la guerra civile. I piani per creare le divisioni dei paracadutisti furono smantellati, e P. Grokhovsky, uno dei loro principali ideatori, venne declassato a un compito amministrativo. I progettisti dei razzi, Korolev e Glushko, furono spediti nei campi di prigionia di Kolyma. Y. Alksnis e Y. Smushkevich, loro collaboratori e specialisti teorico-pratici nell’uso degli aeroplani da guerra, caddero sotto le repressioni staliniane. Molti generali dell’Armata Rossa e tantissimi ufficiali di valore furono uccisi o finirono nei gulag.

• Oggi ci si chiede quanti storici sovietici abbiano studiato a fondo gli inizi della Grande Guerra Patriottica. Quando la Germania attaccò l’Urss, il 22 giugno 1941, ci fu un notevole ritardo nell’allertare le truppe sovietiche nei distretti militari occidentali. Solo durante il primo giorno di guerra, l’aviazione sovietica perse circa 1200 aerei: questo perché l’intelligence del nemico aveva informazioni dettagliate sullo spiegamento delle forze sovietiche e sulle linee di rifornimento e di comunicazione dislocate per almeno 300 km.

• Questi e molti altri errori di valutazione dello staff di Stalin comportarono il tracollo quasi immediato del fronte occidentale. S’impedì addirittura alle truppe di terra di attraversare i confini con la Germania e alle forze aree di oltrepassare i limiti aldilà di 100-150 km.

Stalin decise di reagire soltanto quando il nemico era giunto nei territori sud-occidentali. Nel settembre del ‘41, invece di acconsentire al ritiro delle 600.000 truppe sud-occidentali, al fine di preparare la difesa lungo il fiume Psel, favorì il loro accerchiamento nella battaglia di Kiev. Nel maggio ‘42, invece di ascoltare il generale A. Vasilevsky che gli aveva suggerito di fermare l’offensiva su Kharkov, Stalin (e con lui Timoshenko) la pretese ad ogni costo, determinando così l’accerchiamento delle truppe sovietiche nel saliente di Barvenkovsky.

• Milioni di soldati sovietici furono fatti prigionieri durante il primo periodo della guerra. Milioni di loro morirono nei lager nazisti. E milioni di soldati furono uccisi nei territori sovietici occupati. Ciononostante, nei confronti di chi riusciva a sopravvivere e a tornare in patria, lo stalinismo spesso riservò una particolare accoglienza: il sospetto di tradimento.

A questo punto però c’è da chiedersi cosa sarebbe potuto succedere se nei fatti Hitler avesse tenuto fede al patto di non aggressione con Stalin e Germania e URSS avessero combattuto insieme nella Guerra. La storia non si fa con i ma e con i se, però rimane il fatto che le due dittature sono state atroci entrambe. Invece ancora oggi c’è chi osanna un uomo come stalin e la sua grande russia e continua a condannare Hitler. Ma tra i due effettivamente chi era il più crudele?

domenica 6 luglio 2008

L'Unificazione italiana e l'Unificazione tedesca tra similitudini e differenze

Crispi era un grande ammiratore di Otto von Bismarck, lo considerò un mito nella sua politica antisocialista. Tuttavia la differenza stava nel fatto che i socialisti tedeschi erano molto più forti e quindi era necessario fermarli in quanto potevano creare problemi alla politica di Bismark. In Italia la situazione era molto diversa, il partito socialista era un partito appena nato, i movimenti operai ancora deboli. Il socialismo tedesco era uno stato nello stato della Germania unificata. Nel 1848 l’unificazione tedesca fallisce al primo tentativo ma l’idea rimane salda. I liberali vengono meno, Bismark entra in scena e diventa cancelliere (capo del governo) prussiano, nel 1862 è chiamato dal re di Prussia per risolvere uno scontro con il parlamento prussiano, il quale si rifiutava di approvare una riforma sull’esercito fortemente voluto dal re. Bismark da prova del suo scarso amore per le regole del Parlamento e governerà senza di esso, inizia a lavorare per l’unificazione tedesca a livello internazionale senza il sostegno del parlamento (Landtag). L’unificazione della Germania non deve avvenire con le discussioni ma col ferro e col sangue.

Tra il 1862 al 1870 l’Europa è vittima di molti conflitti che portano all’unificazione tedesca.

Nel 1866 la Prussia combatte contro l’Austria, nel frattempo l’Italia combatte la terza guerra d’indipendenza italiana per ottenere il Veneto. L’Austria è sconfitta. Ciò è un importante evento per la Germania perché l’Austria è sconfitta, la rivalità tra l’impero e la Prussia tedesca è spezzata. L’Austria rinunciò a qualsiasi ambizione alla guida dell’unificazione tedesca. La Prussia quindi diventa la protagonista della Germania.

Nel 1870 la Prussia combatte contro la Francia di Napoleone III, il quale si oppose all’unificazione tedesca, non gli faceva comodo un mondo tedesco unito.

L’elemento importante per la Prussia fu l’ESERCITO. Bismark lo potenzia e lo affida a guerrieri molti sopraffini e geniali strateghi. Il generale Von Moltke organizzò l’esercito in modo da rendere l’esercito attuato alla guerra lampo (blitzkrieg) contro l’Austria e la Francia. L’impero di Napoleone III crolla dopo alcune settimane e nel 1870 nviene sconfitto a SEDAN. L’imperatore fu fatto prigioniero e umiliato dai prussiani, crolla e si scioglie l’impero francese. La vittoria di Sedan segna la vittoria della Prussia e scaturisce la nascita della Germania Unita e dell’impero tedesco. Nasce il II Reich (il primo sarebbe stato il sacro romano impero abbattuto da Napoleone I ed il terzo reich quello di Hitler).

La Germania nasce come antifrancese e Sedan viene proclamata festa nazionale. L’Alsazia e la Lorena vengono annesse alla Germania e ciò scaturirà un odio ed una sete di vendetta francese, che scatenerà il REVANCHISMO fino alla prima guerra mondiale. L’impero tedesco di Guglielmo I viene proclamato nel 1871 nella reggia di Versailles, monumento della Francia e dell’assolutismo della dinastia capetingia, il che comporta un’umiliazione profonda per la Francia.

La storia tedesca viene divisa in due fasi: dal 1871 al 1890 si ha l’età bismarkiana e dal 1890 al 1914 si ha l’età Guglielmina, caratterizzata dall’ascesa al trono di Guglielmo II che farà uscire di scena Bismark e che quindi farà tornare il ruolo dell’imperatore e non più quello del cancelliere ai vertici della politica e come protagonista nelle relazioni diplomatiche. Dopo Bismark non ci saranno più cancellieri successori tali da competere e far fronte con l’imperatore (ma qualche decennio dopo arriverà Hitler). Bismark è quindi costretto alle dimissioni perché si trova in disaccordo con Guglielmo II.

L’analogia tra l’Italia e la Germania sta nel fatto che si tratta di un’unificazione che ha uno stato grande che diventa il centro e la guida: la Prussia per la Germania e il Piemonte per l’Italia. L’altra analogia consiste nell’avere entrambe un elemento politico forte in un personaggio carismatico capace di guidare la nazione. Bismark per la Germania e Cavour per l’Italia (il quale però morirà subito, mentre Bismark avrà un ruolo determinante anche in seguito)..

Tuttavia molte sono le differenze in quanto in Italia le forze liberali e con elementi democratici (Mille di Garibaldi) sono i punti forti dell’unificazione della penisola italiana, mentre nella Germania le forze liberali non ci sono ed il processo è guidato dalle forze conservatrici tradizionaliste legate all’ambiente militare. Nell’unificazione italiana vi è il ruolo del Piemonte che sarà fondamentale mentre il ruolo degli altri stati è nullo, non sono entusiasti di perdere il loro potere per conferirlo al Regno del Piemonte. In Germania invece la questione è diversa in quanto gli altri stati oltre alla Prussia partecipano contro gli stranieri e all’unificazione tedesca, vi è una mobilitazione nazionale contro la Francia di Napoleone III, vi è una forza comune che giunge all’unificazione. Ciò comporta conseguenze diverse anche nella scelta del sistema. In Germania si opta per una via federale in quanto si vuole lasciare autonomia ai lander, mentre in Italia si sceglie la via centrale con uno stato forte come guida al centro.

Il processo di unificazione in Germania è caratterizzato dalla politica di Otto von Bismarck ed in Italia da quella di Cavour. In Germania vi è l’assenza dei liberali e vi è un conservatorismo ed un militarismo, mentre in Italia vi sono due componenti, una liberale e l’altra democratica. In Italia sarà un allargamento del Piemonte costituendo uno stato regionale, in Germania invece gli altri principati tedeschi partecipano al processo di unificazione uniti nella lotta contro la Francia.

La politica estera italiana dell'ottocento tra Destra e Sinistra Storica

In politica estera il principale problema di politica internazionale fu quello di completare l’unificazione del paese per la Destra Storica, in quanto nel 1866 ci fu il problema del Veneto contro l’Austria e nel 1870 vi fu la questione romana. L’Italia dal punto di vista internazionale risultava assente. Visconti Venosta, ministro degli esteri affermò che l’Italia avesse bisogno di un periodo di raccoglimento e quindi con una politica estera di basso profilo, bisognava pensare ai problemi interni. Tuttavia ciò porta l’Italia in una posizione di isolamento in un’epoca in cui regna l’imperialismo per gli altri stati. Si creano grandi imperi coloniali in Africa e in Asia e l’Italia ne resta fuori.

Nel 1881 la Francia occupa la Tunisia e ciò fa svegliare l’Italia, fu uno shock in quanto da anni l’Italia aveva mire sulla Tunisia. La Francia però non era in isolamento ed ottenne il sostegno della Germania di Bismark. Tale evento fu fondamentale per l’Italia nella politica estera. Bisognava allearsi ed uscire dall’isolamento.

La Francia era vista come rivale, era una repubblica ed era vista come troppo avanzata, pericolosa ed eversiva. L’Inghilterra rimane fino al novecento una potenza che pensa più a se stessa che alle vicende europee. La libertà di navigazione e del commercio è l’unica cosa, fondamentale, per cui il regno si preoccupa. La diplomazia italiana allora inizia a guardare alle Monarchie europee della Germania e dell’Austria, entrambe conservatrici, e ciò poteva avere effetti positivi a livello interno per consolidare lo stato in quanto alleati di potenze conservatrici.

Nel 1882 quindi l’Italia stipula la Triplice Alleanza con la Germania e l’Austria, alleanza alla quale rimarrà fedele fino alla prima guerra mondiale. Tuttavia tale alleanza presenta alcune caratteristiche difficile e per certi versi dubbie e incoerenti. L’Austria era lo stato contro il quale era avvenuto tutto il procedimento di unificazione italiana, e aveva ancora il dominio sul trentino. Allora la triplice alleanza viene vista come una sorta di rinuncia implicita a questi territori, caratterizzato dal fenomeno dell’IRREDENTISMO, che consiste nella riunione all’Italia delle terre irredenti che erano sotto il dominio austriaco. Ciò sarà la spina nel fianco nella partecipazione italiana alla triplice alleanza (la quale doveva essere rinnovata ogni 5 anni). Il 1° marzo 1887 si deve rinnovare tale alleanza tra le tre nazioni, e si inserisce la clausola dei compensi, la quale prevedeva qualora l’Austria avesse occupato altri territori nella penisola balcanica, avrebbe dovuto cedere all’Italia le terre irredenti. Ma tale clausola però non fu sempre applicata ed infatti nel 1908, quando l’Austria conquista la Bosnia, i territori non vengono ceduti all’Italia. L’Italia era stata caratterizzata da una politica estera di raccoglimento ossia di disinteresse e si doveva giungere ad una politica estera di alleanza, doveva farsi sentire ed essere presente sul piano internazionale.

Due sconfitte fondamentali a livello coloniale avvennero nel 1887 a Dogali e nel 1896 ad Adua, una sconfitta in Africa. La politica estera coloniale subisce purtroppo uno shock e sarà ripresa soltanto con Giolitti e la conquista della Libia nel 1913.

ADUA segna una conseguenza di politica interna e pone fine alla carriera politica di Francesco Crispi, il quale voleva realizzare una grande potenza coloniale.

CRISPI: fu capo del governo per due periodi: dal 1887 al 1891 e dal 1893 al 1896. Era un radicale repubblicano, dinamico garibaldino e rivoluzionario. Organizzò i moti in Sicilia già prima di Garibaldi. Ma poi subisce una svolta conservatrice e si converte alla monarchia. Nel 1887 svolge una politica di tipo autoritario e antisocialista. L’atteggiamento nei confronti del movimento operaio fu duplice, usò “il bastone e la carota”.

Fece varie riforme riguardanti l’organizzazione dello stato. Varò una legge comunale e provinciale, fu allargato il suffragio elettorale nelle elezioni amministrative e rese elettivi i sindaci dei centri con più di 10 mila abitanti, ma non erano eletti dal popolo bensì dal consiglio comunale.

Sotto Crispi fu promulgato il CODICE Zanardelli, con il quale ci fu l’abolizione della pena di morte, il riconoscimento del diritto di sciopero, la legge sulla pubblica sicurezza che dava alla polizia ampi poteri di repressione. Mobilitò l’esercito per reprimere le sommosse operaie (i fasci siciliani per le proteste contadine contro il carovita). Fu addirittura proclamato lo stato d’assedio per reprimere i fasci. Furono emanate leggi antisocialiste che colpirono il partito socialista italiano formato a Genova nel 1892 da Filippo Turati. Francesco Crispi vara tali leggi che limitano il partito socialista il quale ultimo è costretto a nascondersi.

Crispi adottò una politica di espansione coloniale la quale terminò con il disastro di Adua nel 1896.

Nel periodo cripsiano tuttavia vi fu un vuoto di potere, nei due periodi in cui Francesco Crispi fu il capo del governo, vi furono due anni che videro un uomo che sarà il protagonista della storia dell’Italia liberale nel prossimo decennio, Giovanni Giolitti, che governerà di nuovo per tutto il primo decennio del novecento. Egli fu un liberale tendente verso sinistra (liberal-democratico) nei confronti dei socialisti, riteneva che gli operai avessero il diritto di associarsi e di aver tutelati i loro interessi. Sotto Giolitti vi fu il permesso di sciopero e non furono repressi, purché ovviamente rientrassero all’interno della legalità. Crispi e Giolitti su tale proposito avevano due concezioni diverse: per Crispi bisognava prevenire e non reprimere, ossia soffocare sul nascere, se si preveniva non c’era bisogno di reprimere dopo. Per Giolitti invece bisognava reprimere e non prevenire, si reprime quando si va oltre la legge ma si dà la possibilità di fare partiti. Giolitti rimarrà al governo dal 1901 al 1915.

La Sinistra storica: cosa ne rimane oggi nella politica attuale?

La Sinistra storica è il periodo italiano in cui nasce il fenomeno politico del trasformismo che caratterizzò la politica di Agostino Depretis, e consisteva in un cambiamento di schieramento dei politici, ossia esponenti dell’opposizione si trasformano in sostenitori del governo e quindi dello schieramento avverso. In tale modo si attua in concreto una maggioranza di centro, applicata di proposito per arginare le forze estreme dal governo, e la nuova riforma elettorale del 1882 aveva premiato ciò con l’allargamento del suffragio elettorale, che però vide l’entrata di uomini che si rifanno alle idee estreme partecipare attivamente alla politica. Allora Depretis propose a Minghetti un accordo politico che è alla base del trasformismo. (Bluntschli, uno studioso svizzero effettuerà varie ricerche sulla dottrina dello stato e darà spiegazioni sul fenomeno del trasformismo).

Emergono 4 partiti naturali: reazionario, conservatore, liberale e radicale.

Quando si rafforzano i due partiti estremi la gestione della società deve esser tenuta dai i due partiti intermedi, i partiti di centro, ossia i conservatori e i liberali che devono fare blocco contro gli estremisti. Il trasformismo è appunto un blocco di centro ed è legato alla sinistra storica, ma si proseguirà con tale metodo anche nell’età giolittiana, la quale sarà caratterizzata da una maggioranza di blocco centrale (e nel dopo guerra con l’avvento della Democrazia Cristiana). Il trasformismo conclude un’epoca storica, viene meno la distinzione tra destra e sinistra storica, si pone fine ad un’epoca di bipolarismo.

La politica estera ed economica della Sinistra storica si differenzia da quella della destra. Questa ultima aveva avuto una politica economica liberista con il libero scambio, il pareggio del bilancio, una fiscalità pesante perché gli esponenti erano convinti liberali e quindi seguaci del modello anglo-sassone. Anche la sinistra storica però inizialmente fu fedele ai principi liberisti. Ciò che comporta una svolta fu un evento esterno al paese. Nel 1873 si ha una grande crisi economica determinata dalle invasioni dei prodotti americani nei mercati europei, e ciò comporta un crollo dei prezzi, creando problemi per l’agricoltura e l’industria. I governi in genere puntano a difendere l’economia nazionale difendendola dalla concorrenza del mercato estero adottando una politica protezionistica. Il protezionismo consiste in una riduzione ma non alienamento del commercio con l’estero con l’introduzione di tasse che rendono molto più oneroso importare dall’estero. In seguito alla crisi economica dunque si iniziano a varare misure protezionistiche. Nel 1877 si ha una legge che segue il passaggio al protezionismo, determinando problemi con la Francia. Viene abbandonato il pareggio del bilancio perché subentrano nuove spese da affrontare. Lo stato inizia a spendere di più e tali spese comportano un deficit nel bilancio. Il ministro Sella adottò una politica fiscale nella destra storica, ora invece nella sinistra storica nasce la cosiddetta finanza allegra di Mariani nel governo Depretis, caratterizzata da una gestione flessibile.

Lo stato punta agli armamenti per costruirsi un impero, quindi si punta al colonialismo per giungere e concorrere contro gli altri stati ad una politica espansionistica per ottenere un “posto al sole”.

martedì 24 giugno 2008

La Terza Repubblica francese: scontro tra la Comune di Parigi e il conservatorismo


La fine del secondo Impero avvenne nel 1870 con la sconfitta contro la Prussia che segnò la fine di Napoleone III. Questo comporta conseguenze politiche consistenti e cade l’Impero. Ci si trova in una situazione di doppio governo, diviso tra il governo nazionale francese dominato dalle forze moderate di THIERS, ed il governo di Parigi, la COMUNE, un autogoverno, che dura pochi mesi fino al 1871. Questa è un’esperienza di tipo rivoluzionario perché vennero varate misure radicali che fecero parlare della Comune come il primo stato socialista della storia.

Ancora una volta però si presenta una spaccatura tra la capitale ed il resto della Francia. Parigi punta ad un governo rivoluzionario ed il resto del paese punta al conservatorismo. Lo scontro tra i due governi si conclude con la vittoria del governo di Thiers. Nasce la TERZA REPUBBLICA. regime politico che durò fino alla seconda guerra mondiale. Il suo inizio fu travagliato perché nacque dal sangue della repressione della comune ma anche perché era un sistema politico che sembrò trasformarsi quasi in monarchia, in quanto nel parlamento vi era una maggioranza di monarchici. Tale maggioranza era divisa all’interno in due componenti: tradizionalista (legittimista) che voleva abolire la repubblica e tornare alla monarchia assoluta (in primo piano con il duca Chambord) e quella liberale (orleanista) che auspicava un ritorno alla monarchia di Luigi Filippo, ossia alla monarchia costituzionale. La Terza Repubblica continua ad esistere grazie a questa divisione perché la orleanista si allea con i repubblicani in nome della difesa del sistema costituzionale. Si auspica alla salvaguardia del sistema costituzionale e si decide di non tornare indietro.

Nel 1875 viene varata la costituzione della terza repubblica. Il sistema attuato prevede un presidente della repubblica eletto per sette anni dal parlamento bicamerale (con una camera alta eletta non dal popolo ed una camera bassa eletta dal popolo). Il presidente della repubblica ha molti poteri pur non essendo eletto dal popolo e soprattutto quello di sciogliere la camera dei deputati (camera bassa). E’ un sistema particolare perché a seconda della prassi politica poteva evolvere in senso presidenziale o parlamentare a seconda di chi avrebbe avuto il ruolo principale. La camera alta era scelta in parte dalle comunità locali e in parte dal presidente.

L’evoluzione della terza repubblica si ha nel 1876-1877 con la crisi Mac Mahon (presidente della repubblica) il quale voleva il semipresidenzialismo. Ma per fare ciò doveva fare i conti con una camera dei deputati che non aveva intenzione di assecondare il presidente. E’ quindi uno scontro tra il presidente della repubblica e la camera dei deputati, determinato dal fatto che essi sono l’espressione di maggioranze politiche diverse. Ma Mahon era un conservatore e invece nella camera vi era una maggioranza repubblicana moderata. Per far prevalere la sua volontà Ma Mahon chiede di sciogliere le camere e indice nuove elezioni (era un potere che aveva) con il consenso del senato in quanto era conservatore. Le elezioni politiche a seconda del risultato avrebbero premiato o il presidente o la camera (presidenzialismo vs repubblica parlamentare).

Le elezioni politiche segnano la vittoria del fronte moderato, Ma Mahon è sconfitto e dopo tale crisi nessun presidente francese avrebbe più fatto uso del potere di scioglimento della camera dei deputati. Dopo il 1876-1877 si afferma una prassi di tipo parlamentare, il parlamento diventa il centro del sistema politico. Tale crisi fa evolvere la repubblica che diventa parlamentare fino alla seconda guerra mondiale. Il presidenzialismo viene archiviato temporaneamente, nella quarta repubblica sarà ancora messo da parte, ma nella quinta repubblica di De Gaulle ci sarà la vittoria del semipresidenzialismo che proclamerà la elezione diretta del presidente della Repubblica francese.

La Terza repubblica è sinonimo di scandali, instabilità e corruzioni, vi sono molti momenti di crisi in cui tende a riemergere il fatto che la terza repubblica nasce per caso. Essa è nato per caso ed i nemici della repubblica continuano ad essere numerosi fino alla fine del secolo in cui ci sono pericoli per la repubblica a favore di scelte di tipo autoritario come la CRISI BOULANGISTE.

BOULANGER, ministro della guerra tende alle pratiche populiste per conquistare consenso e fa leva sul classico sentimento nazionalista presente in Francia. Il nazionalismo è rivolto contro la Francia sul tema della ripresa e conquista dell’Alsazia e della Lorena. Boulanger sarà chiamato il General Revanche. Nel governo però rimane isolato ed è costretto alle dimissioni in quanto populista e antiparlamentarista, mettendo in discussione le istituzioni della terza repubblica. Ma Boulanger in realtà era un personaggio a cui non mancava lo spirito di azione per passare concretamente all’azione. Il governo e la magistratura francese potevano prevedere l’attentato allo stato e decisero di metterlo sotto processo. Boulanger si rifugia in Belgio e muore suicida. Il significato sta nel fatto che con Boulanger emerge un elemento caratteristico francese di far riferimento ad un personaggio tipico e carismatico, nella storia francese si è sempre avuto il bisogno di punti di riferimento in uomini di grande personalità (Napoleone, Luigi Filippo, Boulanger, De Gaulle).

La Seconda Repubblica francese: impero autoritario e bonapartismo

In Francia la Seconda Repubblica inizialmente ha contenuti democratici ma poi subisce una involuzione di tipo conservatore. Il suffragio universale vede garantito il voto anche ai cittadini che si dimostrano essere conservatori.


La costituzione della seconda repubblica si basa sul modello presidenziale
(come negli USA) ed il primo presidente della Repubblica Francese è LUIGI NAPOLEONE. Inizialmente egli accetta le regole costituzionali della seconda repubblica, ma poi emerge un conflitto sempre più forte tra il presidente ed il parlamento.

La questione si complica sul mandato presidenziale e della sua durata, in quanto dalla costituzione erano previsti 4 anni ed il mandato non era rinnovabile. Luigi Napoleone invece vuole varare una riforma costituzionale che rende rieleggibile il presidente per poter ancora rimanere al potere.

Al rifiuto del parlamento Luigi Napoleone fa un colpo di stato il 2 dicembre 1851. La Camera dei Deputati fu invasa dalle sue truppe. Un anno dopo si ha quindi la fine della seconda repubblica ed inizia il SECONDO IMPERO che occupa la storia francese dal 1852 al 1870 e che vede come sovrano assoluto Luigi Napoleone che diventa NAPOLEONE III l’Imperatore.

Si attua quindi il BONAPARTISMO, il sistema di Napoleone III, sistema che si reggeva sul carisma del capo dello stato che amava il rapporto diretto col popolo per legittimare le sue scelte politiche. L’istituto simbolo di tale politica fu il plebiscito, al quale ricorse frequentemente. Quando c’era da prendere decisioni importanti, Napoleone prima le prendeva poi chiamava il popolo alle urne. I francesi in ogni occasione hanno sempre dato ragione all’imperatore sulle decisioni prese (la Camera dei deputati).

La costituzione dell’Impero prevedeva un sistema politico al cui vertice vi era l’imperatore, ma c’era anche un parlamento bicamerale (composto dal senato, non eletto dal popolo ma di nomina imperiale, e dal corpo legislativo o camera dei deputati, eletto a suffragio). Il corpo legislativo non aveva neanche il potere di proporre delle leggi, il potere di iniziativa legislativa era nelle mani dell’imperatore, istituto assoluto dell’impero.

Il secondo impero francese è caratterizzato da due fasi: dal 1852 al 1860 si ha un impero autoritario, dal 1860 al 1870 si ha un impero liberale. Nella seconda fase Napoleone III rende il sistema politico dell’impero in un sistema parlamentare, vengono accentuati i poteri legislativi del parlamento.

Il sistema napoleonico era un sistema particolare di gestione della vita politica che reggeva sul sistema del plebiscito come ricorso alle masse. Napoleone si candidò con il PARTITO DELL’ORDINE, composto dal mondo tradizionale, conservatore e legato alla chiesa, era quindi uno schieramento sostenuto dalla Chiesa. Proprio il rapporto con la Chiesa romana fu l’elemento caratterizzante della politica di Napoleone III. In politica interna viene aumentato il peso della chiesa nell’istruzione. Vi è libertà d’insegnamento, permettendo alla chiesa di avere un ruolo forte nell’insegnamento.

Napoleone III è il protettore del papa e dello stato pontificio, intervenne unilateralmente a favore del papato sulle mire dell’Italia sullo stato pontificio (sconfitta di Garibaldi a Mentana).

Alcuni provvedimenti permisero alla Francia di avere uno sviluppo economico attraverso una serie di misure come le opere pubbliche e le infrastrutture permettendo la libera iniziativa in ambito economico di tipo liberista e permettendo la nascita di un sistema bancario molto sviluppato. Il simbolo è il CREDIT MOBILIER, una banca specializzata nei prestiti a lunga scadenza, cioè una banca che dava finanziamenti ai privati per mettere su attività economiche.

La fine del secondo Impero avvenne nel 1870 con la sconfitta contro la Prussia che segnò la fine di Napoleone III.

L'affaire Dreyfus: agli albori dell'antisemitismo

Negli anni 90 del secolo ottocento vi fu l’AFFAIRE DREYFUS, un capitano dell’esercito francese che sulla base di prove false venne accusato di spionaggio per la Germania (ma in realtà la vera ragione era il fatto che fosse ebreo).


Emerge quindi un caso giudiziario che interessa tutta l’Europa ed ha grande risalto per molti anni. Emergono due componenti: uno schieramento a favore di Dreyfuss e uno schieramento contro Dreyfuss.

Il nome Dreyfuss e i suoi sostenitori fa emergere uno spirito antisemita, patriota, nazionalista e tutta la Francia che si schiera in tal modo identifica in Dreyfuss il nemico, la spia, ma anche tutti i mali della Repubblica la quale non sa selezionare i componenti del suo esercito, è una repubblica che ha fallito. Mette quindi in discussione tutta la terza repubblica.

Il fronte a favore di Dreyfuss si schiera con le forze fedeli alla repubblica. Emile Zola pubblicò un articolo sull’Aurora indirizzato al presidente della repubblica appellandosi all’innocenza del generale (il “J’ACCUSE”).

Il generale verrà assolto e reintegrato nell’esercito. Dal punto di vista politico però il risultato fa si che negli anni del caso vi furono le elezioni politiche che videro i due schieramenti contrapporsi sul caso stesso (a favore vs contro).

Vi fu una svolta a sinistra che premiò le forze radicali e progressiste. Tale momento di crisi fu superato. I governi della terza repubblica francese furono quasi sempre guidati dal partito repubblicano diviso in due correnti: i moderati (fino all’affaire Dreyfuss) e i radicali (che vinsero dopo l’affaire Dreyfuss guidati da Clémenceau).

La caratteristica di questi governi fu quella del forte ANTICLERICALISMO, un elemento comune ai due schieramenti, fino ad arrivare alla rottura dei rapporti diplomatici con le due alleanze del novecento e rimanendo ancora vivo il ricordo del 1789.

Gli efffetti della Grande Guerra: il primo conflitto che diventa mondiale

Effetti del conflitto: non furono solo le carneficine, la distruzione di vite umane, lo sconvolgimento dei confini degli Stati.

· La guerra fu la più grande esperienza di massa: 65 milioni di combattenti strappati alle proprie occupazioni.

· Fu un acceleratore di fenomeni sociali e suscitò la convinzione della palingenesi.

· Erano avvenuti mutamenti nel mondo del lavoro: erano subentrate le donne; le necessità dell’industria spostavano dalle campagne in città nuovi strati di lavoratori non qualificati; la conversione verso processi di pace induceva a pensare a organizzazioni diverse del lavoro.

· Trasformazioni nella mentalità, nelle abitudini, nei costumi.

Con urgenza si pose il problema dei reduci e del loro reinserimento.

· I soldati tornati dal fronte avevano preso coscienza di essere titolari di diritti, di aver maturato crediti: la terra a chi la lavora!

· nasce il tipo sociale del “reduce di guerra”, nasce la mentalità “del combattente” fatto di fierezza, di attaccamento alla memoria dei morti, di cameratismo e di istintiva ostilità per la politica e i partiti.

· Sorgono le associazioni di ex combattenti.

Il reinserimento dei reduci nel mondo del lavoro è difficile: chi aveva svolto funzioni di comando mal si adattava al lavoro subordinato. Gli ex combattenti si raggruppano in cooperative di lavoro che diventano veri e propri gruppi di pressione.

La guerra creò e intensificò la massificazione della politica:

· la guerra aveva dimostrato l’importanza del principio di organizzazione applicato alle masse.

· Per questo si accentua la nascita di partiti (PPI, PCI, PNF) e sindacati (CGdL) (da Rinaldo Rigola a Ludovico D’Aragona) (CIL con Achille Grandi e Giovanni Gronchi), (UIL con Alceste de Ambris) con apparati organizzativi molto complessi e centralizzati.

· Acquistato spessore le manifestazioni pubbliche (comizi, dimostrazioni) basate sulla partecipazione diretta del popolo.

· In Umbria un’inchiesta del prof. Guglielmo Masci evidenziò che al 1.1.1920 le leghe erano aumentate del 535% rispetto all’anteguerra.

Per la prima volta il popolo scese in campo a combattere per la propria patria, e soprattutto per la prima volta un conflitto diventò mondiale coinvolgendo tutti gli stati del mondo, creando milioni di morti per una causa che alla resa dei conti, non valeva di certo la morte di tutte quelle vittime che non sapevano nemmeno cosa fosse una guerra.

Nonostante tutto però i conflitti continuano ad esistere ancora oggi, e forse questo significa che una vera e propria pace è difficile da costruire. Ad ogni modo la speranza di vivere tranquilli e sereni non si deve mai perdere e si deve sempre credere che il mondo può cambiare in meglio.


Politics Top Blogs Directory of Politics/law/government Blogs feeds2read http://www.wikio.it


Enrico%20Antonazzo
Quantcast
BlogItalia.it - La directory italiana dei blog