Il 16 marzo 1942, con regio decreto, entrava in vigore il nostro attuale codice civile, che ha sostituito il codice Zanardelli del 1865, con differenze rilevanti rispetto al modello della tradizione francese e italiana dell'Ottocento. E' un codice che ha attraversato due Italie, due forme istituzionali radicalmente diverse, rimanendo pur sempre attuale adattandosi all'evoluzione della società italiana. Esso risente, oltre che della tradizione alpina, anche dell'influenza di un altro modello di codice civile, il Bürgerliches Gesetzbuch del 1900, più recente, la cui importanza è stata fondamentale per l'evoluzione della scienza giuridica italiana della prima metà del nostro secolo.
Il codice civile del 1942 ha una particolarità unica tra i codici civili europei, in quanto contiene sia la disciplina del diritto civile sia la disciplina del diritto commerciale, che in precedenza erano dettate in due codici diversi. Nel 1942 infatti si è avuta l'unificazione dei due rami più importanti del settore privato, riunendo quindi gli istituti del diritto commerciale a quelli del diritto civile.
I codici oggi in vigore in Italia, fatta eccezione per il codice di procedura penale approvato nel 1988 e più volte riformato, risalgono all'epoca fascista, e il codice civile non fa eccezione: per il regime l'opera di codificazione era una forma di monumento giuridico da lasciare ai posteri, come era stato anche il code Napoléon. Questo non vuol dire che il codice ancora oggi abbia un'impronta totalitaria, sarebbe anticostituzionale e antidemocratico in quanto il testo fondamentale della Repubblica italiana si basa sull'antifascismo e sull'inviolabilità della persona, ma rispecchia invece il lavoro di giuristi e tecnici dell'ottocento liberale, i quali sono stati poco influenzati dalla dottrina fascista perché provenivano da una scuola giuridica che si basava sugli istituti tradizionali del diritto romano, che ancora oggi costituiscono il bagaglio più importante della nostra giurisprudenza.
Sono state quindi omesse le parti più apertamente fasciste come i riferimenti alle norme corporative e le disposizioni razziste, e un ulteriore lavoro di omissione è stato fatto dalla Corte Costituzionale, istituto giuridico che ha il compito di far rispettare la costituzione dello stato italiano. Svariati interventi legislativi sommati a accordi internazionali e normativa comunitaria hanno variamente modificato e integrato il codice, o si sono semplicemente aggiunti, tanto che ormai una cospicua disciplina civilistica è da rintracciarsi altrove, creando il cosiddetto processo di decodificazione, portando lo stesso codice civile ai margini del diritto, perdendone la centralità. Ulteriori riforme hanno poi sostituito intere parti del codice civile - si pensi alla riforma del diritto di famiglia del 1975, o alla riforma del diritto societario del 2003 - dando vita ad una vasta raccolta di leggi speciali che a pari titolo fanno parte delle fonti del diritto .
Tuttavia a prescindere dal processo di decodificazione e dall'evoluzione del diritto - che rimane pur sempre un diritto vivente che si evolve con la società - il codice civile rimane una legge che rappresenta uno degli elementi più importanti della giurisprudenza italiana, un patrimonio culturale che non si può sottovalutare o mettere da parte. E' necessario capirne le origini e rispettarne la storia e i valori contenuti in esso. La ratio e l'essenza del codice civile si devono collocare nell'evoluzione dello stato e della società italiana che trova in ogni momento della sua storia un punto di base e di partenza nel codice emanato nel 1942.
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