Ora a che punto si trova la politica italiana? Cosa rappresenta il risultato uscitodalle urne elettorali con l'attuale legge elettorale?
L'Italia ha avuto sostanzialmente due sistemi elettorali importanti, il maggioritario e il proporzionale. Nel maggioritario puro, sul modello americano, chi vince governa anche sui perdenti (ma ciò non fa parte della cultura italiana). Il proporzionale fu invece inventato dai liberali dell'ottocento. Si trattava di una rappresentanza a specchio.
Il maggioritario facilita il governo e chi governa, e quindi facilita la governabilità. Il proporzionale sceglie lo specchio, la rappresentatività, in modo da avere tutti dentro al sistema. Il proporzionale facilita quindi la rappresentanza.
Il maggioritario nell'ottocento poteva far vincere i grossi partiti di massa operaia e fu quindi messo da parte.
Successivamente con la democratizzazione le masse operaie acquisiscono i diritti elettorali, la popolazione comincia a decidere sui servizi che la riguardano. Cambia la rappresentatività, non c'è più omogeneità nella classe politica, non sono più tutti liberali ma vi è una massificazione politica e irreversibile e democratica, che si completerà soltanto con il suffragio femminile. L'idea era quella di avere potenziali componenti all'interno del sistema invece di averli fuori. Gli estremisti è preferibile averli dentro e non escluderli perché in tal modo avrebbero solo una violenza verbale e quindi non creerebbero problemi a livello sociale, sarebbe solo una violenza politica.
Questa è stata anche l'opinione dei popolari che hanno acconsentito all'affermarsi del fascismo, generando una dittatura con il monopolio dello stato etico su tutto. Il piccolo partito di Benito Mussolini riuscì a creare un impero instaurando il culto della personalità, come fece Hitler in Germania una decina di anni dopo. Non comprendere che le forze emergenti avevano un'importanza fondamentale e quindi tenerle sotto controllo senza farle avanzare fu un errore in quanto ciò era sinonimo dell'evolversi della società. Gaetano Mosca definì i fascisti come il "braccio destro dei liberali" e quindi un'ala rivoluzionaria della classe dirigente.
Ma questa politica - diventata tipicamente italiana - fu adottata anche in seguito con la nascita della Repubblica Italiana, e il monopolio politico della democrazia cristiana non poteva esistere senza l'opposizione concreta del fronte popolare. La storia si ripete. In questa occasione però la costituzione ha garantito la democrazia sancendo nero su bianco che la forma repubblicana dello stato non si può modificare e la rivoluzione comunista per fortuna non è stata realizzata.
A questo punto però è doveroso chiedersi se l'uscita di scena dei comunisti e dei socialisti nel nostro paese sia un segno positivo o negativo, attenendosi alle teorie del passato. Nel bene o nel male questo rappresenta una pagina importante per la storia del nostro paese e che potrà comportare conseguenze radicalmente drastiche nello scenario della politica italiana.
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