Effetti del conflitto: non furono solo le carneficine, la distruzione di vite umane, lo sconvolgimento dei confini degli Stati.
· La guerra fu la più grande esperienza di massa: 65 milioni di combattenti strappati alle proprie occupazioni.
· Fu un acceleratore di fenomeni sociali e suscitò la convinzione della palingenesi.
· Erano avvenuti mutamenti nel mondo del lavoro: erano subentrate le donne; le necessità dell’industria spostavano dalle campagne in città nuovi strati di lavoratori non qualificati; la conversione verso processi di pace induceva a pensare a organizzazioni diverse del lavoro.
· Trasformazioni nella mentalità, nelle abitudini, nei costumi.
Con urgenza si pose il problema dei reduci e del loro reinserimento.
· I soldati tornati dal fronte avevano preso coscienza di essere titolari di diritti, di aver maturato crediti: la terra a chi la lavora!
· nasce il tipo sociale del “reduce di guerra”, nasce la mentalità “del combattente” fatto di fierezza, di attaccamento alla memoria dei morti, di cameratismo e di istintiva ostilità per la politica e i partiti.
· Sorgono le associazioni di ex combattenti.
Il reinserimento dei reduci nel mondo del lavoro è difficile: chi aveva svolto funzioni di comando mal si adattava al lavoro subordinato. Gli ex combattenti si raggruppano in cooperative di lavoro che diventano veri e propri gruppi di pressione.
La guerra creò e intensificò la massificazione della politica:
· la guerra aveva dimostrato l’importanza del principio di organizzazione applicato alle masse.
· Per questo si accentua la nascita di partiti (PPI, PCI, PNF) e sindacati (CGdL) (da Rinaldo Rigola a Ludovico D’Aragona) (CIL con Achille Grandi e Giovanni Gronchi), (UIL con Alceste de Ambris) con apparati organizzativi molto complessi e centralizzati.
· Acquistato spessore le manifestazioni pubbliche (comizi, dimostrazioni) basate sulla partecipazione diretta del popolo.
· In Umbria un’inchiesta del prof. Guglielmo Masci evidenziò che al 1.1.1920 le leghe erano aumentate del 535% rispetto all’anteguerra.
Per la prima volta il popolo scese in campo a combattere per la propria patria, e soprattutto per la prima volta un conflitto diventò mondiale coinvolgendo tutti gli stati del mondo, creando milioni di morti per una causa che alla resa dei conti, non valeva di certo la morte di tutte quelle vittime che non sapevano nemmeno cosa fosse una guerra.
Nonostante tutto però i conflitti continuano ad esistere ancora oggi, e forse questo significa che una vera e propria pace è difficile da costruire. Ad ogni modo la speranza di vivere tranquilli e sereni non si deve mai perdere e si deve sempre credere che il mondo può cambiare in meglio.
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