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giovedì 5 novembre 2009

La rifondazione giuridica del diritto e le conquiste democratiche


Il resoconto politico più importante del secolo appena trascorso è sicuramente stato la rifondazione giuridica del diritto e delle istituzioni politiche, sia statali che internazionali, generata dalle dure lezioni impartite dalle tragedie – i totalitarismi e le due guerre mondiali – che ne hanno incendiato la prima metà. Questa rifondazione si è espressa in due grandi conquiste democratiche (la democrazia costituzionale e il costituzionalismo mondiale) che hanno investito, l’una la forma istituzionale degli Stati nazionali, l’altra le forme delle relazioni tra Stati e quindi il diritto internazionale. Entrambe queste conquiste si sono realizzate con una medesima operazione: la costituzionalizzazione dei diritti fondamentali (soprattutto il principio della pace e dei diritti umani, inclusi i diritti sociali) quali limiti e vincoli normativi imposti alla politica e ai poteri sia interni che internazionali.

Queste due conquiste però forse non sono state adeguatamente tematizzate dalla cultura giuridica né tanto meno da quella politica. Certamente l’enun¬ciazione dei diritti umani nelle carte costituzionali risale a ben prima del secondo dopoguerra – già le prime Costituzioni e Dichiarazioni rivoluzionarie del ’700 come la Dichiarazione dei diritti della Virginia del 1776, la Costituzione americana del 1787, la Dichiarazione francese dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 fino ad arrivare alle Costituzioni e agli Statuti dell’800 - e sarebbe errato considerarle una mera conquista del dopoguerra. Tuttavia si può affermare che non esisteva, prima del 1948, una Carta internazionale dei diritti umani. Con la Dichiarazione dei diritti Umani dell’ONU si ha il riconoscimento internazionale e non meramente nazionale dei diritti umani, aprendo una nuova pagina di storia del costituzionalismo e del diritto stesso.

L’altra novità nel costituzionalismo del novecento riguarda anche la rigidità delle costituzioni e l’inserimento di un bilanciamento dei principi all’interno del testo stesso volto a garantire il rispetto dei principi fondamentali per evitare che essi rimangano un mero elenco di norme. Questo era accaduto nel 1919 con la Costituzione di Weimar che vide per la prima volta l’inserimento dei diritti sociali in un testo costituzionale. Ma la mancata applicazione in concreto di questi principi ha svuotato del tutto il carattere democratico e socialdemocratico che si prefiggeva. Le norme fondamentali contenute in essa erano solo un elenco di regole che non avevano nessuno strumento capace di farle rispettare e applicarle. Questa è anche una delle cause che porterà al totalitarismo nazista.

Chiaramente dopo la fine della guerra lo scenario politico cambia radicalmente ed il mondo occidentale vive finalmente un periodo di pace e tranquillità chiudendo un’epoca drammatica che finirà con il processo di Norimberga. La già citata Dichiarazione dei Diritti Umani del 1948 rappresenta proprio quella conquista democratica a livello internazionale che ha reso il clima politico più umano e civile. Pur rimanendo una dichiarazione sostanzialmente politica, l’ONU ha esortato tutti gli stati membri a diffondere ampiamente il testo ed a far sì che fosse distribuito, esposto, letto e spiegato in ogni ambito della società senza distinzioni basate sullo status politico dei paesi o dei territori.

Con il crollo del muro di Berlino nel 1989, che chiude l’epoca della guerra fredda, nasce un nuovo fenomeno che comporterà altre modifiche radicali nella società , la cosiddetta globalizzazione. Questo fenomeno fà nascere nuovi diritti che si aggiungono a quelli già considerati fondamentali, e principi e diritti che prima non erano presi in considerazione, oggi invece rappresentano un elemento insostituibile nella nostra società e soprattutto il loro rispetto è di fondamentale importanza per l’uomo e la convivenza civile.

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